Uno, due, tre … me!

“Le nuvole si erano tutte raggruppate, in un cielo azzurro terso. Ben presto cominciò a piovere. Una pioggerella calda e piacevole, fatta di tante semplici goccioline. Dovunque cadessero, tutte si dissolvevano.
Tutte tranne una. Una gocciolina che, invece di disfarsi, schizzò via rimbalzando …”


Inizio per caso questo racconto, senza una meta o uno schema, senza aver voglia di pensare al risultato, ma solo con la grandissima gioia di narrare la storia, anzi … tre storie, di bambine e bambini, che, senza saperlo,
mi hanno insegnato a saltare e dissolvermi e risaltare, come una gocciolina d’acqua nel lungo torrente della mia esistenza.


Racconterò quindi un pezzo della mia stessa vita, il più difficile forse, quando a trent’anni sono partita di nuovo, da capo, come fossi uscita nuovamente dal grembo di mia madre, dove tutto era da costruire, da
dove io potevo solo alzarmi, imparare a camminare e crescere.


E l’ho fatto, oh si che sono cresciuta, partendo da una scuola, da quelle bambine e da quei bambini, partendo dalla bambina che io un tempo ero stata.


Li ho visti giocare, ridere, piangere, mangiare, sporcarsi e fare la cacca, le ho viste alzarsi dopo essere cadute, ridere dopo aver pianto, abbracciarsi dopo essersi picchiate. Li ho visti giocare insieme, nonostante le loro profonde differenze.
Li ho visti vivere, in fondo, esattamente come viviamo noi persone adulte, no?


La prima volta che li ho incontrati, dovevo prendere accordi per il mio nuovo lavoro nella loro scuola, era un giorno di pioggia e loro, come tante goccioline, camminavano verso il loro parco.


Non erano a scuola, ma in cammino per strada, felici, liberi, guidati e protetti dalla loro educatrice. Avevano la mantellina sulle spalle e sulla testa, alcuni solo sulle spalle; senza paura di bagnarsi i capelli,
camminavano sotto la pioggia e con i piedi in mezzo al fango, e, come tante goccioline, “invece di disfarsi, schizzavano via rimbalzando”.


Che immane privilegio ho avuto!!! Ne sono assolutamente convinta. Ora so per certo, che senza quella Scuola, io, sarei stata una Donna assai meno fortunata.


Da poco tornata nella mia città di origine, Roma, quel piccolo pezzo di mondo mi ha fatta entrare direttamente dalla porta principale, ma a testa bassa, perché in un tale mondo, un’adulta come me, aveva solo da imparare.


Quando una bambina, o un bambino, arriva tra gli adulti, quando nasce per esempio, deve compiere l’enorme sforzo di adattarsi a loro, alle loro abitudini, compie l’enorme sforzo, a volte, di modellarsi per
farsi accettare, perché gli adulti, si sa, sanno tutto, ma (concedetemelo) sanno davvero poco su come accettare un bambino.


Quando una persona adulta entra in un mondo di bambini e bambine, invece, nessuno sforzo deve fare per essere accettata, perché in quel mondo non esistono barriere o prove da superare. Un’adulta viene
accettata, voluta ed incoraggiata ad amare, dai bambini, un’adulta viene accompagnata ad “inginocchiarsi”, per guardare il mondo dalla loro altezza, viene quindi guidata poi, alla risalita naturale e spontanea.


Se una persona adulta entra, davvero, in un mondo di bambini e bambine, quello che deve fare è solamente ricominciare a rimbalzare come fanno le goccioline d’acqua quando cadono e toccano la terra;
e la cosa difficile non è imparare a farlo, ma solamente ricordarsi come si fa, perché tutte e tutti, anche se non lo ricordiamo, almeno per un po’, abbiamo rimbalzato.


Racconterò tre storie, tre piccoli, ma grandi, momenti che dei bimbi e delle bimbe, inconsapevolmente (chissà), mi hanno aiutata a vivere facendomi diventare sempre di più… me!


IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA DELL’INFANZIA: L’ACCOGLIENZA.


Dopo aver deciso che avrei lavorato in quella scuola, non con i bambini attenzione, ma come segretaria (perché io con i bambini, nonostante fossi mamma, non ci “sapevo” proprio fare), avevo la sensazione che
nonostante fossi preparata, forse qualcosa di nuovo avrei imparato.
Ed è stato esattamente così, ho imparato cose nuove ed utilissime, ma non di ragioneria e contabilità come ingenuamente credevo.


Prima cosa che ho imparato è stata l’ACCOGLIENZA;


Quando per la prima volta Lavinia, cinque anni, mi è saltata in braccio per salutarmi, era il nostro secondo incontro. Senza timore mi ha abbracciata e con tanta naturalezza mi ha fatta sentire parte di quel posto, che a dirla tutta, in quel posto io, c’entravo davvero poco.


È stato semplice: mi ha vista, corsa incontro e saltata in braccio. Senza dire nulla però, mi ha tirata per il collo, facendomi piegare la schiena in avanti, dolcemente (neanche troppo eh) mi ha fatto notare che
l’abbraccio sarebbe arrivato prima, se forse poco poco, mi fossi abbassata invece di rimanere ferma e rigida come un tronco d’albero secolare.


Ed ha fatto la stessa cosa il giorno dopo e quello dopo ancora, per tutti i giorni che ci siamo viste ed io, a poco a poco, ho imparato.


Ora, quando vedo un bimbo corrermi incontro, prima di ogni cosa, mi libero di tutto ciò che mi ingombra (borsa, libri, telefono, pensieri) e mi inginocchio, apro le braccia ed aspetto di ricevere quell’abbraccio, perché a differenza di un adulto, quando un bambino ti corre incontro è perché ti vuole abbracciare, mi concedo il privilegio di essere accolta, semplicemente, e di accogliere io stessa.


Ora, quando sto per salutare un adulto, prima di ogni cosa, mi libero di tutto ciò che mi ingombra (preconcetti, litigi passati, incomprensioni, aspettative) e semplicemente lo saluto, sorridendo, felice di farlo, lo accolgo.


Scontato no? Naturale no? Beh per me non lo era poi così tanto.


I GIORNI SEGUENTI AL PRIMO GIORNO DI SCUOLA DELL’INFANZIA: LA FIDUCIA.


Sicuramente il lavoro sapevo farlo e lo avrei fatto bene, però io che negli anni immediatamente precedenti ero stata a capo dell’ufficio amministrativo di una bella azienda, con una scrivania enorme e poltrona
comodissima scelta da me, trovavo una leggera difficoltà nel ricominciare da una scrivania piccolissima, sedia pieghevole e … la vita da costruire.


Quando quel giorno il mio unico compito era quello di archiviare fatture, bolle e documenti vari, con tristezza ricordavo e rimpiangevo i bei tempi passati ad amministrare un’azienda con un buon fatturato,
rimpiangevo le settimane a scegliere e formare personale. E in quella scuola, io, non ci volevo proprio stare.


Ad un certo punto però, vedo Elena, una bimba di neanche tre anni, che, come me, voleva essere assolutamente altrove. La vedo chiamare con forza Alessandro, il fratello di 5 anni che in quella scuola si era
ormai adattato benissimo, per farsi aiutare a trasportare del materiale.
Lo chiamava ad alta voce, ma Alessandro faceva finta di non sentirla; lei in difficoltà e con gli occhi pieni di lacrime si siede disperata ed inizia a piangere.


Proprio in quel momento, davanti a lei, arriva la maestra che con un sorriso enorme le dice: “guarda che ce la fai anche da sola e se proprio ti serve una mano io sono qui che ti aiuterò appena me lo chiederai”.


Elena si alza e da sola porta i giochi dove voleva che fossero.


E proprio in quel preciso momento, ho capito, che quella situazione, per me, benché difficile, era l’occasione per farcela finalmente da sola, partendo da zero.

A piccoli passi avrei trovato la forza per ricostruire tutto quanto, per mettere ogni cosa dove volevo che andasse, da sola, ma con la certezza che se avessi avuto bisogno di qualcuno o qualcosa, la vita me lo avrebbe donato, esattamente come ha fatto con Elena.


Perché la vita fa cosi, se ti metti a nudo al suo cospetto, ti regala tutto ciò che desideri e di cui hai bisogno per crescere e costruire cose nuove e meravigliose.


LA FINE DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA, L’INIZIO DELLA PRIMARIA.


L’ultima lezione, la più importante, è arrivata piano, a poco a poco, da un altro insegnante inaspettato.

Da una persona, che ormai ho capito essere la mia guida: mio Figlio.


Perché se è vero che da sola ho ricominciato e messo insieme dei pezzi nuovi in una strada nuova, è altrettanto vero, che senza Vincenzo Gonzalo, io, quella strada, la mia strada, non l’avrei neanche mai intrapresa.


Quando quella mattina, ho accompagnato Vincenzo, era un giorno come tanti: sveglia, colazione, doccia e poi via, di corsa a scuola.

In quel periodo avevo anche ricominciato a studiare, stavo specializzandomi (ancora non lo sapevo) per ciò che sarebbe arrivato qualche annetto dopo.

Ero di corsa, ero di fretta, stavo facendo tardi all’università, ma Vincenzo, quella mattina, voleva proprio che gli leggessi un libro.

Non potevo, era tardi, ma lui insisteva in un modo insolito, voleva che lo leggessi. Voleva che leggessi quel libro a scuola, nella sua scuola, che poi, di fatto, era anche la mia di scuola.


Una volta accompagnato al Parco ho iniziato a leggere quel libro, a lui, velocemente, prima di salutarlo per poi scappare via.

Piano piano qualche bimbo si è avvicinato, poi un altro e un altro ancora e, in breve tempo, un piccolo gruppo di bimbi mi era intorno … ad ascoltare la storia.


Si avvicina l’educatrice e mi fa: “chissà che tu non abbia deciso di diventare una maestra”.


Sorrisi, senza ancora sapere che la strada che stavo percorrendo, era proprio quella.


Ad oggi, a qualche anno di distanza, da quell’inaspettato primo incontro, ho capito l’importanza di affidarsi alla Vita, ho capito il valore di un gesto spontaneo e di una carezza all’anima, ho capito che, sempre, e dico
sempre, l’esistenza ne sa davvero molto più di noi.

Ho capito l’importanza di un gesto bello regalato senza pretese.

Ho capito che spesso, quando percorri la strada della tua vocazione, incontrerai ostacoli, ma tutti funzionali al tuo percorso.

Ho capito che questi ostacoli ti renderanno forte, resiliente e capace di manifestare il tuo sogno.


Ho capito che la Vita è ciò che inaspettatamente (più o meno, ora lo so!) ti capita, mentre ti sforzi di fare … la cosa giusta.


Grazie a tutte le persone che, nel bene e nel male, hanno permesso che tutto ciò accadesse.
Grazie ai miei Alunni ed Alunne, che di fatto, sono, i miei più saggi Maestri.

Con Amore
La Maestra Franci

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...