
Oggi voglio iniziare con voi un viaggio verso il mondo dei chakra. Sarà emozionante ed esplorativo, un viaggio verso la scoperta di sé.
Ci aiuterà Anodea Judith, con il Suo bellissimo “Il libro dei chakra”.
Anodea Judith è autrice americana, psicoterapeuta, specializzata in psicologia clinica, autrice di altri libri come “Wheels of life”. È appassionata di pratiche olistiche, yoga, new age, sciamanesimo ed ha scritto “il libro dei chakra” per guidarci verso il risveglio ed aiutarci ad affrontare le situazioni che ci affliggono, utilizzando il sistema dei chakra come strumento di diagnosi e guarigione.
“Un chakra è un centro di attività che riceve, assimila ed esprime l’energia della forza vitale. Il termine chakra, tradotto alla lettera, significa ruota o disco e si riferisce a una sfera rotante di attività bioenergetica che emana dai più importanti gangli nervosi che si diramano dalla colonna vertebrale. Vi sono sette di queste ruote, poste l’una sull’altra in una colonna di energia che unisce la base della colonna vertebrale al sommo della testa.”

L’autrice parla in modo dettagliato e schematico di ogni chakra, dedicando ad ognuno un capitolo abbondante ed esaustivo.
Oggi partiremo dal primo chakra, associato, secondo l’autrice, al diritto di esistere.
“Per trovare la solidità nel primo chakra dobbiamo possedere un senso istintivo del nostro diritto di esistere. Abbiamo il diritto di occupare uno spazio? Abbiamo il diritto di stabilire la nostra individualità? Abbiamo il diritto di prenderci cura di noi stessi? Il diritto di essere qui significa il diritto di esistere, il diritto che sta alla base della nostra sicurezza e della nostra sopravvivenza. “
Questo chakra sembra si sviluppi durante il periodo prenatale ed infantile, fino ai 4-5 mesi, periodo in cui grazie alla enorme e veloce crescita fisica ogni essere umano presenta e possiede una enorme energia vitale. Tanto è vero che in questo periodo di vita, impariamo come utilizzare il nostro corpo per succhiare, mangiare, digerire, afferrare, sedere, procedere a gattoni, manipolare oggetti.
“Nell’infante la coscienza è concentrata internamente, con poca consapevolezza del mondo esterno. Il bambino vive in totale simbiosi con la madre, non essendo ancora in grado di sperimentare un senso separato dal sé. Finché il bambino non si muove con la propria energia, anche la minima indipendenza è impossibile. La scoperta e il dominio delle funzioni motorie sono i primi passi verso questa indipendenza. Questo stadio getta le fondamenta per la sicurezza e la connessione, che permette l’autoconservazione e forma l’identità fisica.”

“Mettersi in contatto col corpo significa collegarsi con la terra, avere radici nella realtà biologica dell’esistenza”.
Il primo chakra rappresenta per l’essere umano, ciò che le radici sono per le piante. E come le piante non possono sopravvivere senza le loro radici, allo stesso modo, noi umani non possiamo vivere bene e pienamente la nostra vita senza un primo chakra sano e ben sviluppato. Le nostre radici sono il nostro passato, i nostri antenati, l’utero, la nostra storia personale.
“Per creare delle fondamenta solide dobbiamo individuare le radici della nostra infanzia. Nel bene e nel male, queste radici ci hanno nutrito e sostenuto nei nostri stadi formativi. Se il terreno era inospitale, dobbiamo trapiantare la nostra psiche in suolo più fertile. Il che significa prestare attenzione all’ambiente in cui viviamo e al terreno che ci creiamo intorno.”
Il primo chakra potrebbe indebolirsi ed alterare a causa di traumi di nascita, incubatrici, abbandono, trascuratezza, difficoltà di nutrizione, clisteri, violenza fisica, incidenti, operazioni, malattie, traumi ereditari. Tutto ciò, spiegato nel dettaglio nel libro, porta ad avere squilibri del chakra, che si riflettono di conseguenza su tutti gli altri chakra, compresi la sessualità ed il senso del potere personale. L’indebolimento di questo chakra porta ad avere confini deboli ed a diventare persone che vengono respinte dagli altri. Se invece le necessità del primo chakra sono state soddisfatte, saremo in grado di porre da soli/e i nostri confini, consoni al nostro modo di essere, facendoci agire sempre per il nostro benessere e mai contro i nostri interessi.
Alla fine del capitolo l’autrice ci suggerisce dei modi per guarire il primo chakra, qualora ci fossimo accorte/i che per noi è carente.
“Se il primo chakra non funziona in modo sano, siamo intrappolati senza speranza a un livello mondano d’esistenza, evitando e avendo per sempre a che fare con lo stesso problema – la necessità di consolidare il livello del terreno da cui tutto io resto cresce “.
Anodea Judith, Il libro dei chakra, Neri Pozza I Colibrì.
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