
In questo libro molto bello, l’autrice ricostruisce la storia di Ipazia, facendo una vera e propria inchiesta, attraverso testimonianze dell’epoca e successive.
Fa una ricostruzione “autenticamente laica e libera: per quanto possibile vera.”
È un libro interessante, attraverso il quale le lettrici ed i lettori riescono a farsi un’idea reale di ciò che Ipazia fosse, cosa le è realmente accaduto e come è stata raccontata dai posteri.
Silvia Ronchey inizia la sua opera così: “Nel quinto secolo dopo Cristo una donna fu assassinata. Non sappiamo molto di lei, se non che era bella e che era una filosofa. Sappiamo che fu spogliata nuda e fu dilaniata con cocci aguzzi. Che le furono cavati gli occhi. Che i resti del suo corpo furono sparsi per la città e dati alle fiamme. E a che fare tutto questo furono dei fanatici cristiani.”
Inizio crudele, diretto e che con una sicurezza disarmante l’autrice lascia intendere che prima di scrivere questo libro, abbia passato davvero molto tempo allo studio e alla ricerca di fonti attendibili, per poi rendere a noi, uno scritto veritiero e totalmente distaccato di quello che è successo ad Ipazia. Ed io, che questo libro l’ho letto, posso dire che è così; l’inizio lascia intendere il vero.
Sono presenti più capitoli, ognuno di essi descrive un episodio, un periodo, un postumo riguardante Ipazia, ed ogni capitolo è impreziosito da testimonianze fondate; bellissimo modo, a mio avviso, per farci addentrare, a noi che leggiamo, nel modo di pensare, di agire, di vivere dell’epoca in cui Ipazia è vissuta.
Alla fine l’autrice ci relega un capitolo intitolato “documentazione ragionata” nel quale spiega e ci descrive le fonti di tutti i capitoli precedenti. Ho i brividi per quanto sia ricco, professionale, autentico e pieno di cultura questo capitolo.
È un’opera che va letta, è completa, ci riporta ad un’epoca passata e lo fa senza giudizi, per far trarre a noi le conclusioni più opportune.
Brava Silvia!